Piano strategico aziendale: da dove partire dopo 30 anni di cambiamenti

Lavorando oltre 30 anni come imprenditore e consulente manageriale posso dire di aver visto con i miei occhi il cambiamento delle strategie aziendali.

 

Un piano strategico aziendale del 1989 non è di certo uguale ad uno del 2019.

 

 

Il marketing ha sempre lo stesso obiettivo, ovvero promuovere un’azienda o un prodotto, ma sono i metodi e gli strumenti di lavoro del marketer che sono cambiati costantemente nel corso degli anni.

In una riunione tra manager negli anni ’80 non si parlava di SEO e Marketing Automation, eppure oggi sono concetti quasi scontati.

 

Mentre tutto continua a cambiare, diamo un’occhiata a cosa ho visto mutare io in questi anni passati a dirigere la mia azienda e a collaborare con tantissime altre imprese.

 

 

La pianificazione strategica: dal lungo termine al rapido adattamento

 

Nel 1989 un vincente piano di marketing strategico cercava di prevedere gli andamenti del mercato dei successivi 5-10 anni. Statistiche, studio dei dati, calcoli precisi erano la base da cui far partire una strategia.

 

Tutti gli esperti del settore erano convinti che l’anticipazione dei trend di un settore sarebbe stata sempre il punto da cui far partire una pianificazione strategica decennale.

 

La storia ci ha dimostrato che il mondo del business non è monolitico e imperturbabile. Infatti, tutto è cambiato.

 

Oggi le cose sono diverse. Sicuramente è importante stabilire obiettivi aziendali a medio/lungo termine per fare crescere il fatturato, ma è imprescindibile per un’azienda essere in grado di reagire rapidamente ai cambiamenti del mercato.

 

Una strategia attuale deve essere vista come una bussola il cui ago punta verso la futura crescita. Anche se il mercato trasforma l’orizzonte disorientando i naviganti, una buona pianificazione strategica mantiene l’azienda sulla giusta rotta.

 

 

Piano di marketing strategico: push o pull?

 

Prima si spingeva, oggi si attrae. Anche questo è un notevole cambiamento avvenuto nel mondo della pianificazione e della programmazione aziendale.

 

Un trentennio fa le aziende basavano le vendite su strategie push, ovvero in cui il prodotto veniva spinto verso l’acquirente attraverso i canali di distribuzione (grossisti, rivenditori, dettaglianti).

 

Invece, la strategia pull, che si basa sull’attrazione del cliente, sfrutta la promozione per far aumentare la domanda di un prodotto o di un servizio.

 

Basta pensare alle campagne inbound e alla lead generation, che sono metodologie consuete del web marketing, per capire come oggi un piano di marketing strategico sia orientato verso “l’attirare”.

 

 

Pianificazione e programmazione non piovono più dall’alto

 

In passato la strategia era curata da un team vicino alla dirigenza o addirittura dall’imprenditore e dai suoi più fidati collaboratori. Riunioni a porte chiuse e segretezza erano le regole base durante le fasi di analisi, pianificazione e programmazione.

 

Una volta definita la strategia aziendale, veniva comunicata alla rete e ai dipendenti dettando loro le regole e facendo scorgere i futuri obiettivi da raggiungere.

 

Oggi questa metodologia ha un sapore di stantio.

 

Siamo nell’era della condivisione, della velocità, delle informazioni che viaggiano liberamente. Ora i leader coinvolgono i dipendenti e fanno in modo che le strategie aziendali siano condivise. La co-creazione della pianificazione strategica motiva fin da subito tutti i collaboratori e li responsabilizza.

Non è semplice affrontare i cambiamenti del mercato e trovare soluzioni per fare in modo che un’azienda resti competitiva a lungo. Guarda come ti può aiutare un esperto, leggi:

L’evoluzione del consulente direzionale

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