Chi lavora nel marketing o chi è alla direzione di un’azienda, sa quanto sia importante un piano di marketing strategico per dare continuità all’impresa.
È fondamentale stabilire quali siano gli obiettivi dei prossimi anni, i problemi da risolvere, il tipo di comunicazione da utilizzare, la qualità e la quantità dell’organico da impiegare. Partendo da questi punti si deve tracciare il percorso da seguire e fissare dei traguardi intermedi che portino al goal finale.
Quando si parla di strategic planning si pensa immediatamente ad un processo che porta inevitabilmente al successo, ma questo è vero solo ed esclusivamente se prima si impara dagli errori e si implementano i metodi e le strategie per renderli sempre più efficaci.
Michael Jordan una volta ha detto:
“Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di 9.000 tiri. Ho perso quasi 300 partite. Per 36 volte i miei compagni si sono affidati a me per il tiro decisivo… e l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.
Pensando a queste parole andiamo a vedere quali sono i fattori che portano al fallimento di una strategia di marketing.
L’analisi strategica imperfetta: iniziare con il piede sbagliato.
Se non si valuta correttamente il mercato o si sovrastimano gli obiettivi da raggiungere, si stanno per sprecare moltissime energie in una strategia che deluderà.
Sbagliare nell’analizzare le esigenze dei clienti e non capire come il nostro settore aziendale stia cambiando, sono difetti che si insinuano nelle fondamenta del piano di marketing strategico e che fanno crollare la struttura ancora prima di arrivare al tetto.
Chi dirige il marketing e chi è a capo di un’azienda deve costantemente chiedersi “cosa devo realmente fare per vincere la partita?”.
Come fanno gli allenatori con le loro squadre, prima si analizzano gli avversari e il loro gioco, poi si pensa a come essere migliori di loro e infine si applicano gli schemi più efficaci che si sono perfezionati durante l’allenamento.
Pianificazione strategica ed esecuzione non sono la stessa cosa.
La fase di pianificazione è a monte di tutto ciò che poi si farà concretamente. Senza un piano chiaro e un elenco di azioni da intraprendere non si capirà chi deve fare cosa.
Impiegare personale in lavori di marketing confusi che non seguono una scaletta ponderata si traduce in una perdita di fiducia, in un insuccesso, in una perdita monetaria.
Non bisogna confondere un obiettivo con i risultati. È necessario prima pianificare poi eseguire.
Quando la vision non è connessa alla strategia di marketing.
Il collegamento tra la visione aziendale e la strategia deve essere chiaro e solido.
Se non vi siete ancora chiesti come sarà la vostra impresa tra qualche anno e cosa bisogna fare per restare sul mercato, c’è un problema di fondo che nessuna piano di marketing potrà migliorare.
Dirigenti che comunicano valori e obiettivi ai propri dipendenti danno energia e guidano l’azienda verso il successo.
Non pensare al cambiamento è fatale.
La pianificazione strategica deve essere lungimirante e chi guida il marketing team deve essere proiettato nel futuro. Attendere che sia il mercato a sbatterci in faccia il cambiamento è il metodo migliore per restare alle spalle dei competitor.
Prevedere tendenze e nuove abitudini dei consumatori permette di orientare correttamente il lavoro di ogni dipendente.
Il leader che non spiega il perché.
Chi è a capo delle operazioni sicuramente avrà impiegato tempo e attenzione nell’analisi strategica, ma non sempre i dati sono a disposizione di chi eseguirà il piano di marketing.
Un buon leader fa capire perché sta chiedendo una certa cosa. Non bisogna dare per scontato che i dipendenti intuiscano il motivo per cui il dirigente gli impone di fare un determinato lavoro.
La comunicazione che si deteriora all’interno dell’azienda.
Quando il messaggio che parte dal CEO arriva in una forma “diluita” ai dipendenti, le strategie di marketing non sono più efficaci. Sottovalutare come si comunica il messaggio strategico è un errore che porta confusione all’interno della squadra di lavoro e riduce la concentrazione dei membri sull’obiettivo finale.
Una pessima pianificazione strategica: opinioni e non fatti!
I risultati si misurano con i dati. Se non si monitorano le campagne e non si ascoltano i problemi che i dipendenti evidenziano, non si ottimizzeranno mai le strategie.
Valutare l’efficacia della pianificazione strategica attraverso le proprie opinioni personali è assurdo. Sono i numeri a dire la verità.
Per un efficace processo di stratecig planning, senza errori, ecco da dove partire:
“Pianificazione strategica aziendale: solo per imprenditori lungimiranti”